Empatia e Comunicazione Non Violenta – training course in Lettonia – Prima parte

Siete davanti a vostra madre: provate a pensare intensamente ad una domanda da farle, senza farla a parole, riesce a capire la domanda? Quante volte ci aspettiamo che la persona che abbiamo davanti capisca cosa pensiamo, cosa abbiamo in testa e poi restiamo frustrati e delusi perché l’altra persona non capisce… Ecco, questo non è un modo salutare di comunicare, crea amarezza e genera malcontento. 

In Lettonia, dal 10 al 29 Agosto 2024, al training Erasmus “Empathic way: Non Violent Communication for educators” ci siamo allenati ad esprimerci in modo chiaro, esplicito, empatico e non violento. Seguendo le linee teoriche di Rosenberg, inventore della NVC, abbiamo esplorato le 4 chiavi del comunicare empatico:

1. osservazione dei fatti così come sono, senza interpretazione, come una macchina da presa di un regista;

2. Sentimenti ed emozioni: cercare di capire i miei e anche quelli della persona che ho di fronte;

3. Bisogni: dietro ad ogni frase c’è un bisogno che deve essere incontrato (tutti abbiamo gli stessi bisogni, solo che bisogna trovare le strategie perché i bisogni di entrambi gli interlocutori si incontrino!);

4. Richiesta: solo alla fine posso fare una richiesta esplicita, chiara, fattibile, al presente e in forma affermativa.

Intanto bisogna imparare ad esplorare maggiormente le sensazioni corporee e i sentimenti che portano con sè (vedi documento allegato: quante di queste parole usate normalmente? ?), poi provare a capire le emozioni che stanno dietro le parole della persona che interloquisce con noi, quindi andare a caccia del bisogno che nasconde e infine chiedere esplicitamente cosa desideriamo che l’altra persona faccia. La richiesta non è un obbligo e pertanto bisogna anche essere pronti a ricevere un no, con empatia certo! E ritentare da capo finchè si trova una strategia che permetta ad entrambi di uscirne vincitori (WIN-WIN). 

Empatia non è cercare di risolvere subito il problema, non è dire “Mi dispiace!”, non è piangere con chi sta piangendo, ma è creare uno spazio sicuro ed aperto dove l’altra persona può esprimersi, insomma è vedere e riconoscere la persona che sta dietro alle parole, anche quelle più aggressive o amare.

E’ importante dare empatia anche a sè stessi, coccolarsi, accogliersi come ciascuno è, far circolare l’energia vitale che è in ognuno di noi attraverso l’attenta osservazione delle sensazioni corporee e la consapevolezza delle emozioni che nascono in noi. 

Non è una strada facile da percorrere, ma nasconde soddisfazione e benessere. In quest’ottica anche i conflitti diventano auspicabili e salutari, perché indicano la presenza di vita, di forti valori, di sogni, insomma possono arricchire le nostre vite! Vogliamo continuare a comunicare come sciacalli o provare ad essere giraffe, che col loro lungo collo sanno guardare lontano, oltre le parole e scoprire cosa nascondono?

https://www.connecting2life.net/wp-content/uploads/Italian_Feelings_and_Needs.pdf


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